Caterina Corti finisher al Tor des Geants
Caterina Corti , membro del team Hoka One One / Born Italia , nonché atleta dell’Avis Foiano ci racconta come è divenuta finisher al Tor de Geants . Ormai sei un vera Ruspi come è stata questa nuova esperienza ? In tutta onestà mi sento serena , la prima volta che si affronta una gara del genere non è mai semplice , chi mi conosce sa che chi mi conosce sa che, per come sono fatta caratterialmente, avrei preferito impiegare meno tempo, ma la sera precedente al traguardo non ci ho più pensato , l’obiettivo era quello solo di varcare quella linea , il resto aveva poco valore . Chi ringrazi per questo arrivo ? ringrazio sin da subito chi mi ha supportato con materiale tecnico e nutrizionale come gli sponsor, i miei coach CRISTINA TASSELLI e MARCO MORI , ma anche me stessa xk e’ stata una avventura voluta, cercata, desiderata . Nello specifico cosa ti rimane di questa esperienza ? Sono felice , il superamento dei 200 chilometri è stato un passo fondamentale , ma i problemi non sono mancati . Avevo fastidi ad un ginocchio , si era gonfiato e il giovedì quando sono giunta ad una base vita ho preso una decisione molto importante , volevo arrivare al traguardo salvaguardo ogni aspetto . Questo Tor non poteva saltare , mi sono autoincitata ancora con più determinazione , il “Vai Cate” era marcato a fuoco nella testa , poi quando ho superato l’ultimo colle si è palesata l’idea che Courmayeur fosse vicina . Hai riposato un po’ più a lungo durante questo viaggio ? Come ti sei alimentata ? Oltre qualche microsonno, ho dormito max 40 min / 1 ora consecutivi in rifugi e/o basi vita; dal giovedì stessa cosa ma con qualche problema in più causa gonfiori alle ginocchia e stanchezza generale, per quanto riguarda l’alimentazione ti dico solo che dopo questa esperienza sono aumentata di peso , ho ingurgitato riso , proteine e tutto quanto fosse necessario per giungere a quel traguardo . Avevo voglia di giungere al traguardo , era il mio pensiero fisso , era stato svolto un lavoro mirato e non doveva essere gettato ai quattro venti . Quale premio ti è stato consegnato come finisher ? Nel pacco gara c’era una maglietta poi al traguardo ho ricevuto un giubbino particolare con cui i finisher sono stati immortalati in una foto tutti assieme , ma il premio più bello è l’esperienza vissuta su queste montagne , i tramonti e le albe visionate ad altitudini del genere hanno un valore inestimabile . Cosa farai dopo il Tor ? Ho bisogno di un po’ di relax , dormendo poco mi sono cambiati i ritmi , ho scambiato il giorno per la notte , voglio rientrare nella normalità però il Tor fa parte ormai di me , non ti nascondo che il prossimo anno vorrei essere di nuovo ai nastri di partenza a Courmayeur , si crea una magia durante la notte che ti mette in pace con te stesso . Chi ha corso lunghe distanze affrontando le ore notturne può capire , sono emozioni che ti lasciano un segno addosso , una volta nella vita vanno vissute , il Trail è anche questo . Un saluto per i tuoi compagni di squadra dell’Avis Foiano mi sembra il minimo in chiusura di questa intervista . Direi proprio di sì , mi hanno sempre sostenuta nelle scelte fatte , inoltre vorrei ringraziare con tutto il cuore l’amico Roberto Boncompagni che ha terminato per la sua seconda volta il Tor , mi ha trasmesso tutta la sua esperienza in merito , il suo sorriso all’arrivo è la foto più bella di questi giorni . Il soprannome “ Ruspi” che mi affibbiò la mia compagna di squadra Simona Giovagnola alcuni anni fa é stato adatto e lungimirante , mai come oggi al Tor de Geants mi sono sentita una vera ruspa .